Se è vero che sono io a creare la realtà con il mio sistema di credenze, come si spiegano le brutture o le violenze che succedono nel mondo? In questi giorni ricevo spesso questa domanda.
Ricordiamo che ciò su cui scelgo di posare il mio sguardo è il più grande rivelatore del mio sistema di credenze. La domanda che propongo quando frustrazione è indignazione verso certi infausti eventi ci colgono è: perché in una realtà di infinite e infinite forme, il mio sguardo e la mia mente si soffermano proprio sui soprusi e le ingiustizie, che non ho voluto e su cui sento di non avere alcun potere? Perché mi espongo, o cerco addirittura, informazioni che mi lasciano puntualmente con un senso di impotenza davanti a un carnefice troooppo grande e inarrestabile? Perché dirigo il mio sguardo proprio lì se l’emozione che mi ritorna è quella dell’impotenza?

In questa indagine intima e personale la mia mente egoica inizierà ad argomentare parlando di doveri civili e diritti umani, ma la risposta davvero interessante è aldilà di queste prime risposte politicamente corrette, e va alla radice di un sistema di credenze subconsce planetario, di cui mi trovo spesso inconsapevole ripetitore, che parla di vittime e carnefici. Più guardo il mondo dalla lente vittima/carnefice, più ne vedrò esempi intorno a me, trovandomi spettatore di un’infinita spirale di soprusi là fuori e frustrazione e impotenza qui dentro. E dopo poco, mi troverò anch’io a sentirmi vittima di un sistema prevaricante. E mi sentirò anche complice, e quindi carnefice, di questo stesso ‘Sistema’. Ed ecco che il cerchio si chiude: quella mia apparentemente benevola intenzione iniziale di depurare il mondo dai soprusi, mi ha già inghiottito trasformandomi in vittima e al tempo stesso carnefice. E lo schema violento che è alla base della credenza vittima/carnefice avrà un ennesimo esponente tra le sue fila: me.
Si rivela così la grande illusione che c’è dietro alla prospettiva vittima/carnefice: una volta che le credo e lascio che resti una mia credenza, non potrà che alimentare sé stessa.
Così creo la mia Realtà.
Michela Bonelli
