Mi ha lasciato… Come uscire da rabbia, rimorsi e sensi di colpa.

Il senso di abbandono e di essere rifiutati sopraggiungono rapidamente quando un partner ci lascia. La sua scelta di prendere le distanze ha il potere di catapultarci magicamente nel ruolo di colpevoli. Ci sentiamo di non essere abbastanza, di aver commesso errori, di non essere stati sufficientemente attraenti e magnetici o di non essere riusciti a tener vivo il rapporto…

Ma come è possibile che una “sua” azione possa influenzare così automaticamente la “mia” visione di me?

Ecco alcune credenze che ci possono assistere nell’iniziare a fare ordine e spalancarci una via d’uscita da questo incubo..

“io conosco il confine tra me e lui/lei”

“Io conosco la differenza tra ciò che lui/lei vede di me e ciò che io vedo di me”

“Io conosco il confine tra le sue aspettative e i miei desideri”

Spesso, mooolto spesso a dir la verità, il subconscio non conosce questa differenza e il risultato è che nel momento in cui non ci sentiamo accolti là fuori,  andiamo senza accorgercene alla deriva in un caleidoscopio di opinioni e giudizi che non ci appartengono ma che immaginiamo essere il punto di vista dell’altro, del partner in questo caso… e da quella prospettiva, fittizia e immaginaria, iniziamo a giudicarci, in un flusso di pensieri fuori controllo. Il flusso diventa incontrollato perchè non c’è più nessuno alla guida dei miei pensieri: io non guido più, ho abdicato alla mia prospettiva, sacra e sovrana,  in preda alle mie proiezioni di ciò che pensa l’altro.

Questo loop ci confonde, ma dall’altro lato percorrere la tanto celebrata via dell’autocritica ci sembra cosa buona e giusta, anche se poi nella pratica constatiamo che non fa che aumentare il nostro stato di malessere. E così permaniamo per lunghi periodi in uno stillicidio di autorecriminazioni, rimorsi, rimpianti e nostalgie nell’illusione che quella spirale di sofferenza sia l’inevitabile effetto collaterale dell’amore. Questo disordine non ha niente a che fare con l’amore, ma con il nostro senso di identità.

Ricordiamo che per conoscere la Realtà, per farne Esperienza abbiamo necessità, per come siamo costruiti, di percepire un Confine tra “qui dentro” e “là fuori”. Il subconscio ha la necessità primaria, strutturale e irrinunciabile di sentire il Confine. Tramite la percezione del  Confine il Subconscio adempie alla sua funzione principale, tutelare il nostro senso di identità. Una volta che, tramite un’Integrazione di Credenza, lo rassicuriamo sul confine tra noi e l’altro, tra il nostro punto di vista e quello dell’altro, recuperiamo a livello subconscio il senso dell’orientamento, il “centro di gravità permanente” da cui possiamo tornare a fare esperienza della Realtà, in modo libero e legittimo.

Quando invece il Subsconscio non sente tutelato il nostro confine e quindi la nostra identità, iniziamo a sentirci minati, invasi, “indefiniti” e si attiva inevitabilmente in noi una spirale di rabbia che possiamo solo scegliere se riversare sugli altri,  o contro noi stessi, come nel caso di autorecriminazioni e rimorsi.

“Segnare il confine” a livello subconscio, integrando ad esempio le credenze sopraindicate, è una mossa straordinaria per rassicurare il  Subconscio, legittimando il nostro senso di identità, e ripristinare così l’Ordine, e tutta la serenità che questo movimento porta inevitabilmente con sè.

 

Lascia un commento

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...