La lotta per la libertà gode di una prestigiosa fama nell’immaginario collettivo: una dimensione a dir poco leggendaria.
Ma se lotta + libertà fosse davvero un connubio così riuscito, perchè i più grandi combattenti finiscono spesso male e la maggior parte delle lotte si tramutano in sconfitte o, nei casi migliori, in un pugno di mosche?
E perchè le libertà, personali e civili, di cui abbiamo goduto finora non solo hanno richiesto un prezzo così alto in termini di lotte per essere conquistate, ma poi vacillano con tanta facilità nel giro di un paio di settimane?
Se la lotta, che è lo strumento utilizzato dall’umanità da millenni per affermare i propri diritti, non è riuscita a portare a una libertà stabile e duratura, forse contiene in sè qualche anomalia che a questo punto vale la pena di essere indagata prima di iniziare un nuovo giro di giostra.
Per individuare il bug, l’anomalia, suggerisco di uscire per un attimo dalla nostra mente conscia logico razionale, che rappresenta sempre solo il 5 % delle nostre dinamiche e fare zoom out sul restante 95% che risiede nel nostro sistema di credenze subconscio.
Cos’è il sistema di credenze? Diciamo che se il nostro subconscio individuale fosse una stanza, le credenze sarebbero come delle ”scritte sui muri”, sulla base delle quali, senza accorgercene, ci orientiamo per decifrare la realtà là fuori e per decidere come agire.
Ed proprio sui muri del subconscio che si svolge un passaggio cruciale nella nostra relazione con la lotta. Per comprendere con chiarezza cosa accade, riguardiamo per un attimo alcune fasi della nostra vita in una nuova ottica.
Durante la nostra infanzia, a livello subconscio abbiamo ereditato una “scritta sul muro” ben precisa e ben installata: “Io devo ubbidire”. Ai genitori, alla scuola, alle istituzioni, ai luoghi comuni.
Poi arriva in adolescenza il momento in cui la nostra parte razionale, conscia, comincia a valutare altri punti di vista e nasce il desiderio di nuovi orizzonti. Questa nuova consapevolezza però resta ahimè confinata alla parte conscia, mentre sui muri del subconscio rimane indelebile la scritta “Io devo ubbidire”. Questo imperativo subconscio continua così a riecheggiare implacabile in background, come fanno tutte le credenze subconsce. Il 5% di noi spinge verso l’evoluzione, il 95% continua a ripetere la vecchia credenza “Io devo ubbidire”
Ecco che inizia a manifestarsi la rabbia, rispetto a quella voce interna così potente ma cosi contraddittoria rispetto ai nostri nuovi desideri.
Per quanto ci ragioniamo, quella voce non si placa e cosi, non riuscendola a risolvere al nostro interno, cerchiamo di risolverla la fuori, contrapponendoci all’autoritá con azioni di rottura, di protesta, di provocazione. L’obiettivo illusorio in quel processo è sconfiggere là fuori ciò che non sono riuscito a sconfiggere al mio interno: il mio senso di ubbidienza.
E’ un atto squisitamente compensativo. Compenso la fuori, ciò che manca al mio interno…
Ogni volta che intraprendiamo un’azione compensativa, l’effetto che generiamo nella realtà è in disequilibrio. Mi aspetta una spirale di fatica, ostacoli, frustrazioni, sacrifici, contrasti, separazioni, sconfitte, perdite, conflitti…
Il motivo di tanta pesantezza viene dal fatto che energeticamente un’azione compensativa non è incentrata sulla creazione del nuovo, sulla naturale manifestazione di una consapevolezza interiore, ma sul tentativo di esorcizzare le vecchie credenze ancora attive e ben salde nel subconscio.
Lottando tentiamo di demolire là fuori quel ‘padrone’ a cui sentiamo con tutto il nostro 95% di dover ancora ubbidire.
Nella maggior parte dei casi, le misure attuate in adolescenza NON riescono a riscrivere a livello subconscio quella credenza di ubbidienza e cosi la maggior parte di noi, passa la vita a oscillarci attorno, a volte assecondandola e scegliendo la via prescritta, a volte sfidandola con forza con goffe azioni di contrasto. Ma senza mai affrancarcene.
“Io devo ubbidire” resta lì, a guardarci imperturbabile, dal bel mezzo del nostro sistema di credenze. E a drenare le nostre energie ogni volta che osiamo rivolgere i nostri pensieri a una nuova visione, intrappolandoli in amletici bivi tra ubbidire e non ubbidire.
E cosi, molti di coloro che intuiscono il nuovo, ma solo a livello conscio, si ostinano a voler contrastare un modello là fuori che dentro di sè, a livello subconscio, percepiscono ancora come il modello dominante, e che infatti regna sul loro 95%.
Ecco perchè parliamo di contr-apporsi, contr-astare, dis-ubbidire. Ognuno di questi termine sottintende l’idea di un modello dominante. Ed è proprio questo il punto cruciale: finchè il nostro sistema di credenze lo vedrà come il modello dominante, ogni azione che compirà verso quel sistema, sia di ubbidienza sia di disubbidienza, non farà che alimentare energeticamente il sistema stesso.
Ecco svelato perchè chi combatte spesso viene travolto, umiliato, calpestato da quel potere che combatte. Attraverso la sconfitta, il subconscio del combattente trova conferma ancora una volta dell’immutata credenza subconscia di base: “io devo ubbidire”.
Lavorare sulle proprie credenze subconsce sui temi dell’ubbidienza diventa un grande acceleratore per concepire azioni efficaci lucide e fluide. Sciogliere questo giuramento dentro di noi e riconoscerci sovrani indiscussi di noi stessi, a tutti i livelli, ci permette di uscire da quel senso di rivalsa dello schiavo arrabbiato con il padrone e ci conduce a una maggiore chiarezza, al discernimento e all’intuizione di nuove strade.
Rinunciare al padrone e riconoscersi profondamente liberi e sovrani del proprio regno a livello subconscio non è un atto banale, significa riscrivere una credenza di ubbidienza installata nel subconscio dell’umanità da millenni. Si tratta di un grande passaggio a livello evolutivo.
L’orizzonte della sovranità può generare facilmente un senso di vertigine provocato dalla paura di perdere il controllo, perché finora è grazie a quel potere esterno che abbiamo trovato la nostra collocazione. Non si tratta più di lottare per ottenere la libertà da un potere esterno, ma di riconoscersi innanzitutto i sovrani che siamo sempre stati.
E` un atto di profonda responsabilità che ci toglie dalla goffe azioni di compensazione e ci restituisce accesso a qualità quali la lucidità, il discernimento e la presenza, doti indispensabili per un sovrano capace.
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Ecco qualche credenza di ispirazione per chi desidera iniziare a riscrivere il proprio sistema di credenze subconscio, con le tecniche che ognuno conosce, sul tema della sovranità e dell’ubbidienza:
• Io mi riconosco unico sovrano del mio regno
• Io riconosco la mia sovranità ora e in ogni momento
• Io mi libero dal giuramento all`ubbidienza e mi oriento nella mia sovranità
• Io mi riconosco pieni poteri e piena responsabilità sul mio regno, su ciò che vivo e sul mio stato d’animo
• Io conosco la differenza tra manifestarmi e disubbidire
• io conosco il confine tra me e le istituzioni
• io conosco la differenza tra rispetto e ubbidienza
• Io mi fido di me quando mi sento libero
Buona trasformazione!