La mente mente… le 4 “malefiche” credenze che generano sofferenza

La mente mente.

La voce della nostra mente ci inganna, distorce, confonde, sussurrandoci costantemente punti di vista spesso depotenzianti rispetto alla vita, a noi stessi e agli altri. La mente è come un piccolo pc stand alone, che elabora risultati e soluzioni sulla base dei dati archiviati fino a quel momento. E’ un circuito chiuso, autoriferito, conservativo: il suo obiettivo infatti è l’autoconservazione.

ll Cuore è uno strumento estremamente più potente e intelligente della mente, sia in termini di potenza sia di velocità del segnale. Il Cuore è connesso 24h al giorno all’intero network, scarica informazioni da una sorgente molto più ampia, conosce un’immensa quantità di informazioni di cui noi semplicemente non siamo consapevoli. Il Cuore è la sede dell’Intuizione: a nostra insaputa, il Cuore scarica milioni di informazioni dall’ambiente e dal Network in senso più ampio, le sistematizza, le integra tra loro e poi ci suggerisce un’idea o una sensazione, che al momento può sembrarci “strampalata” proprio perché non riusciamo a spiegarcela razionalmente.

Mente e Cuore guardano alla stessa scena da due punti di vista diversi. La mente è in grado di vedere solo ciò che la circonda nell’immediato, mentre il Cuore ha una base dati allargata, vede le cose in una prospettiva molto più ampia, dispone di una mappa dall’alto ed è quindi in grado di valutare ostacoli o opportunità che la nostra mente limitata non può neanche immaginare . Affidarsi all’intuizione del Cuore rappresenta un opportunità straordinaria perché in ogni situazione ci permette di chiedere “l’aiuto da casa”.

Ma per orientarci all’interno di questa matrice è necessario imparare a distinguere la voce della mente da quella del Cuore.

Ecco dunque alcuni spunti e indizi che ci possono aiutare a  smascherare l’insidiosa vocina della mente quando pretende di suggerirci ipotesi e idee al di fuori del suo ambito di azione,

La mente ha un innata propensione al pessimismo. Il suo ruolo è quello di mantenerci in vita e nel corso dell’evoluzione ci ha preservato in vita conferendoci uno stato di allerta costante rispetto ad un ambiente ostile. Si tratta quindi di un energia  tendenzialmente oscura, pessimista, allarmista. Ama soffermarsi sui potenziali rischi e prevedere possibili attacchi, aggressioni e ostacoli.

Detto questo, è facile osservare come la nostra cultura sia fortemente sbilanciata verso le dinamiche della mente e questa tendenza diventa evidente in quella spasmodica propensione generale alla negatività che si palesa quotidianamente sia a livello individuale, nelle dilaganti forme di ansia e depressione,  sia a livello sociale, nel battage mediatico tragico-sensazionalista in cui si celebrano unicamente il dramma, la paura, la violenza.

La mente ci dice io, io e ancora io. La sua priorità è la saturnina urgenza a separare, distinguere, dividere. Separare quello che sono io da quello che è il mondo. Tramite la distinzione, la separazione, riconosce la propria individualità. Riconosce la propria identità soltanto focalizzando le differenze che distinguono l’”io” dal resto del mondo. Nel confronto e nel paragone trova la sua malsana area di comfort.

Ma vediamo meglio le 4 macro Credenze depotenzianti, così come spiegate da Paul Pearsal ne “Il codice del Cuore”, tramite cui la mente deforma ogni giorno la nostra percezione della realtà:

  • 1° credenza depotenziante: il mondo esterno agisce contro di noi.

Il cervello percepisce il mondo come un problema da affrontare, un luogo crudele e ingiusto contro cui lottare fino all’ultimo sangue per contrastare le inevitabili sciagure che ci portaquotidianamente. Secondo la nostra mente non siamo noi ad agire sul mondo, ma è il mondo ad agire su di noi. Egli continua a ripeterci di sforzarci oltremodo per prepararci alle peggiori sventure. Ecco che si crea così tra mente e corpo un rapporto sadomasochista in cui la mente abusa del corpo sfibrandolo progressivamente mantenendolo in uno stato di costante eccitazione e di intossicazione da azione/lavoro. Il Cuore resta così muto spettatore di questo spettacolo suicida, privato di ogni possibile area di influenza.

  •   2° credenza depotenziante: povero me!

La mente si lamenta, appena riesce. E’ lei che ci sussurra quei pensieri in cui ci sentiamo vittime di ingiustizie, di mancata gratitudine, di mancato riconoscimento dei nostri sforzi, dei meriti e delle qualità…. La mente ci esaspera all’idea che le cose non sono andate a “nostro modo“, mentre il Cuore se che le cose possono andare in un solo Modo: il modo in cui sono andate.

  •  3° credenza depotenziante: Il lavoro duro ripaga sempre.

Visto che, secondo il cervello  il mondo è crudele e inospitale, sopravvivere per lui deve essere necessariamente faticoso… Ecco così che diventa per noi naturale affannarci di lavoro, la priorità è tenere tutto sotto controllo. Ci sentiamo “contrattualmente tenuti” a  sacrificare tutti quegli aspetti della nostra vita così cari e essenziali al Cuore.  La credenza di fondo è “io devo vincere, devo farcela“, proiettandoci  così in una realtà competitiva in cui non bisogna mai abbassare la guardia per avere successo. Il Cuore invece sa bene che il successo non si può rincorrere ma si manifesta come naturale conseguenza di un approccio al mondo amorevole, connesso, gentile ed equilibrato…in una sola parola “connesso”.

  • 4° credenza depotenziante: Posso cambiare le persone.

La mente si ritiene un efficace manipolatore delle menti altrui. Quando però le persone non mostrano di aderire ai nostri input ecco che la mente si fa impaziente, entra in stress e propone reazioni di aggressività. Il Cuore invece sa bene che non si possono cambiare le persone, ma si può solo imparare a pensare diversamente riguardo alle persone, adottando un approccio più gentile e tollerante, “connesso” appunto. Questa  “modalità connessa”, tollerante e amorevole, finisce poi per operare i cambiamenti che nessuna intenzione mentale riuscirebbe a generare.   Ciò che accade è che si genera una contaminazione sottile da cuore a cuore (“i shin den shin” direbbero i monaci zen) in cui non c’è nessuno che modifica nessuno, si esce dalla dinamica causa-effetto per entrare in una dinamica di sincronicità in cui semplicemente ci sono  due cuori che entrano in risonanza ad un più alto livello vibratorio, modificando la realtà.

Buona sincronicità.

Michela Bonelli

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